Japan Travel: Shinjuku

Shinjuku

Photo credits: Sergio Rola 

Shinjuku (新宿), importante centro commerciale ed amministrativo e sede del nodo ferroviario più trafficato al mondo, fa parte dei 23 quartieri speciali di Tokyo.

Non solo treni, Shinjuku è anche una delle maggiori tappe degli autobus a lunga percorrenza; il Busta Shinjuku, un grande terminal, è situato proprio in cima alla stazione ferroviaria.

Prendendo come riferimento la stazione, ad ovest di essa ci si ritrova nello Skyscraper District. Qui sorgono gli edifici più alti di Tokyo tra i quali hotel di lusso e le torri gemelle del Palazzo del Governo Metropolitano di Tokyo. Progettato dal famoso architetto Kenzō Tange,  qui è dove viene gestita l’amministrazione politica e pubblica della città. Le sue torri sono alte 243 metri e i ponti di osservazione, situati al 45° piano, sono aperti al pubblico gratuitamente.

Proprio da quei ponti di osservazione ciò che si può notare è la Mode Gakuen Cocoon Tower, un grattacielo situato nel quartiere finanziario di Nishi-Shinjuku. Alto 203 metri, è costituito da 50 piani al cui interno trovano spazio tre scuole: una di moda (la Tokyo Mode Gakuen), una di design (la HAL Tokyo and Shuto Ikou) e una di medicina. L'architettura, anch’essa progettata da Tange, dona al grattacielo una forma a bozzolo creata dalla forma spanciata dei tubi in alluminio bianchi (curtain wall) attorcigliati che salgono in diagonale.

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Shinjuku non è solo modernità, ma è anche la sede di uno dei più grandi e più piacevoli parchi di Tokyo: Shinjuku Gyoen,  dove la vista dei ciliegi in fiore è rinomata per essere tra le migliori del paese. Il parco è stato aperto al pubblico nel 1949 dopo essere stato il giardino della famiglia Imperiale dal 1903.

I quartieri del distretto

Photo credits: Gor Badoyan

Tra i più famosi e discussi, ecco Kabukichou, situato a nord-est della stazione. Esso è il più grande quartiere a luci rosse del Giappone, e forse è proprio per questo che ad annunciarne l’ingresso c’è una grandissima insegna luminosa rossa. La storia di questo quartiere è davvero curiosa: il suo nome proviene da un teatro kabuki che non fu mai costruito. Dal 1872, quinto anno dell'Era Meiji, quando in Giappone furono revocate le leggi che regolavano i rapporti con le geishe e le prostitute, Kabukichou divenne il principale quartiere a luci rosse della città di Tokyo. Successivamente le leggi contro la prostituzione divennero più ferree e dopo la seconda guerra mondiale il quartiere fu sottoposto ad alcuni tentativi atti a cambiare la sua immagine. Fu quindi fatto il tentativo di trasferire qui il teatro Kabuki-za di Ginza, distrutto da un incendio, ma alla fine il teatro fu ricostruito a Ginza, mentre a Kabukicho rimase solo il nome.

Un altro teatro fu comunque costruito a Kabukichou, il teatro Koma, che si trova in un edificio che contiene alcuni bar e discoteche.

Photo credits: Benjamin Hung

A Kabukichou comunque non si dorme mai e questa zona vanta numerosi ristoranti, bar, discoteche, "hotel dell'amore" e una varietà di strutture a luci rosse per tutti i sessi e gli orientamenti. Camminare per Kabukichou può essere rischioso in fatto di spese. I costi sono esorbitanti poichè tutto è gestito esclusivamente dalla Yakuza, uno dei motivi per cui Kabukicho è anche uno dei quartieri più sicuri di Tokyo in quanto c’è un attento controllo nelle varie attività. Proprio qui, in un dedalo di stradine ci si imbatte nel Golden Gai (la via dorata) in cui una serie di piccolissimi bar molto particolari fanno capolino. I posti a sedere al loro interno sono pochi, dai 2 ai 5, e spesso sono situati anche negli scantinati! Destreggiandosi tra di essi, si possono udire risate fragorose e spiando all’interno intravedere personaggi eccentrici, scrittori, registi e qualche turista curioso. I piccoli locali possono essere anche a tema, ma in ognuno di essi ciò che si può sempre bere è lo yamazaki, un particolare whisky giapponese.

Svincolandosi dal Golden Gai, troviamo Ichigaya, sede del Ministero della Difesa. Okubo, ricca di negozi di gestione coreana che vendono cibo tradizionale e gadget classici della cultura pop coreana. Inoltre vi si trovano bar a tema coreani, club a luci rosse e ristoranti. Shinjuku ni-chome, il quartiere gay di Tokyo e infine Takadanobaba. Quest’ultima, è una zona prevalentemente frequentata dagli studenti delle vicine Università di Waseda e Università Gakushuin. Qui sono presenti scuole di preparazione e intrattenimento, molti bar e Izakaya. L’Izakaya, composto dalle parole "i" (sedersi), saka (sake) e ya (negozio), è un tipico locale giapponese che vende bevande accompagnate da cibo, una sorta di pub.

Il simbolo di Takadanobaba è il "Big Box", un grande edificio a forma di scatola, a fianco della stazione.

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Sacro e profano

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Sembra incredibile, eppure è proprio tra i grattacieli di Shinjuku che si apre uno spazio di pace e preghiera: il Tempio shintoista Hanazono. Fu fondato nel 1600 ed è una delle mete degli uomini d’affari in quanto il tempio è dedicato alle divinità del successo economico. E’ una tappa quasi fondamentale per i turisti che, dopo aver camminato per la caotica Shinjuku, vogliono concedersi un po’ di riposo e, ogni domenica, curiosare il mercatino dell’antiquariato. Tanti sono i festival e gli eventi religiosi che hanno luogo ad Hanazono, il principale si tiene nell’ultimo week-end di maggio, il Jinja Reitaisai. In questa occasione si svolge una modesta processione nella quale il piccolo altare mikoshi viene portato a spalle dai fedeli. All’esterno del tempio 100 stands di ogni tipo affollano lo spazio circostante offrendo un perfetto intreccio tra il sacro ed il profano.

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Japan History: Maeda Keiji

Maeda Keiji

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Maeda Toshimasu, (1543-1612) conosciuto come Maeda Keiji o Keijiro, era un Samurai Giapponese del periodo Sengoku (1467-1568).

Nato a Nagoya, era figlio di Takigawa Kazumasu, adottato poi da Maeda Toshihisa fratello di Maeda Toshiie. Servì sotto Oda Nobunaga assieme a suo zio, e inizialmente doveva essere lui l’erede del clan Maeda. Nobunaga spostò però il diritto di successione da Toshihisa a Toshiie, e Toshimasu perse la sua posizione. A quel punto, cominciarono i dissapori tra lui lo zio Toshiie, si dice infatti che litigassero spesso.

Nel 1581 si fece una reputazione sotto il comando dello zio in un conflitto nella Provincia di Noto. Mentre, durante la Battaglia di Komaki-Nagakute, tre anni dopo, Toshimasu andò a salvare Sassa Narimasa quando fu attaccato al Castello di Suemori.

A Kyoto incontrò Naoe Kanetsugu il karō (samurai e consiglieri di alto livello al servizio dei daimyō) di Uesugi Kagekatsu. I due divennerò molto amici e Toshimasu si unì al clan Uesugi nell’invasione di Aizu. L’invasione ebbe esito negativo, e Keiji guidò la retroguardia durante la ritirata. Nella battaglia riuscì comunque a dare una splendida dimostrazione di forza cavalcando sul suo inseparabile cavallo Matsukaze, ‘vento tra i pini’, mentre brandiva la sua lancia. Grazie a Keiji, le forze di Uesugi furono in grado di ritirarsi intatte, mentre il samurai ritornò alla capitale dedicandosi all’arte e alla letteratura.

Fu successivamente cacciato dalla campagna di Kyushu di Toyotomi Hideyoshi per i suoi modi selvaggi. Quando però Tokugawa Ieyasu sfidò nuovamente gli Uesugi nel 1600, Keiji lottò ancora con loro.

Nella battaglia contro i Mogami la leggenda narra che riuscì a rompere le linee nemiche con solo otto cavalieri, e a distruggere la loro formazione.

Dopo che il clan Uesugi si fu ritirato nel dominio di Yonezawa, Toshimasu rimase con loro.

Secondo la leggenda, alla morte di Keiji il suo cavallo Matsukage, che condivideva con il padrone la stessa personalità indomabile, scappò via per non essere mai più ritrovato. Era un esemplare magnifico che nessuno a parte Keiji era stato in grado di domare, e tanto possente da sopportare il peso del padrone che si diceva fosse imponente.

E’ invece ancora possibile vedere l’armatura di Keiji al Museo Miyasaka.

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Keiji il Magnifico - Hana no Keiji

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Il personaggio di Keiji Maeda fu così caratteristico e così eccentrico da essere scelto come protagonista di una serie di manga, Keiji il Magnifico (花の慶次 - Hana no Keiji). L’opera è raccontata da Keichiro Ryu e disegnata da Tetsuo Hara, meglio conosciuto come il disegnatore di Ken il guerriero.

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Il manga racconta le avventure del più grande kabukimono mai esistito in Giappone. Il kabukimono è una persona eccentrica che ama distinguersi dagli altri nel modo di comportarsi e nell'aspetto, col fine ultimo di imporre la propria volontà sugli altri.

Keiji è figlio di Takigawa Masuuji e di una delle sue concubine. All'epoca la famiglia Maeda era in rapporti di vassallaggio con i Takigawa e durante un ricevimento Maeda Toshihisa incontra la ragazza e chiede ai Takigawa il permesso di sposarla. La prima notte di nozze la sposa confessa di essere già incinta del suo precedente signore. Ma invece di ucciderla (consuetudine in un'epoca in cui l'onore e il sangue nobile erano fondamentali) Toshihisa adotta il bambino. Così, alla sua nascita Keiji (il cui nome completo è Keijiro Toshimasu Maeda) diventa ufficialmente figlio di Toshihisa e quindi nipote di Maeda Toshiie, uno dei più ricchi feudatari giapponesi dell'epoca Sengoku. In questo periodo si svolgono grandi battaglie per decidere chi dominerà il Giappone dopo Oda Nobunaga. Keiji, cresciuto sui campi di battaglia e dotato di grande forza, partecipa a molti di questi eventi.

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Il suo è un personaggio dai forti senso dell'onore e personalità, e segue il principio base dell'essere kabukimono fino in fondo. Pertanto, Keiji cerca di imporre sempre la propria volontà, consapevole che ciò significa essere liberi non solo di agire a proprio piacimento, ma anche di essere uccisi "come un cane".

In eterna lotta con lo zio, che più volte cerca di farlo uccidere, Keiji rimane nel clan e quindi sotto l'autorità dello zio stesso solo fino alla morte di Toshihisa. Poi inizierà a comportarsi in modo tale da venir cacciato dal clan. Ciò salverà l'onore del clan stesso, in quanto un samurai che abbandona volontariamente il proprio padrone lo disonora.

I personaggi

Vari personaggi di finzione accompagnano Keiji nei suoi viaggi e avventure.

Nel primo capitolo del manga Keiji incontra e si lega al cavallo "diabolico" Matsukase, (copia di Re Nero, il cavallo di Raoul - Ken il guerriero) . E’ un animale più grande del consueto e pertanto capace di sopportare il peso di Keiji, ma che nessun altro riesce a cavalcare. Da allora i due sono inseparabili.

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Per un certo periodo Keiji è accompagnato dalla piccola Ofu. Incontra la ragazzina quando si trova a confrontarsi con un esperto di arti marziali di nome Gankibo. Ofu lo deve seguire portando sulla testa un secchio in cui raccoglie le orecchie dei nemici morti. Gli spiriti dei caduti la tormentano e quando Keiji sconfigge Gankibo libera Ofu dal suo compito, dando anche pace agli spiriti. Ofu in realtà ha 14 o 15 anni, ma sembra una bambina perché ha deciso di non crescere.

Il piccolo shinobi Sutemaru è il primo vassallo che si mette al servizio di Keiji. All'inizio Sutemaru fa parte della truppa di ninja di Kaga, al servizio di Maeda Toshiie, e vuole uccidere Keiji e Matsukase (il cavallo che ha travolto e ucciso suo fratello). Presto tuttavia Sutemaru decide di abbandonare la truppa dei ninja e di rimanere con Keiji, che serve fedelmente nella speranza, di riuscire a ucciderlo. Sutemaru combatte con armi da taglio, kunai e esplosivi, oltre a fare spesso da esploratore per Keiji. Peculiari del personaggio sono il fatto di canticchiare sempre quando combatte e di non riuscire a mentire perché ogni volta gli occhi gli diventano strabici.

L'ultimo personaggio importante è Lisa, una giovane donna bellissima e dai capelli biondi. Suo padre Yoshiro è figlio di Sen no Rikyu e di una donna occidentale, portata come schiava su una nave pirata europea che si scontrerà con i mercanti di Sakai. Yoshiro conoscerà Keiji e gli mostrerà un ritratto di sua figlia. Il kabukimono si innamorerà perdutamente della ragazza, contesa però anche dal pirata spagnolo Carlos e dal re di Ryukyu (oggi Okinawa, isola principale dell'arcipelago Ryukyu).

Invece tra i personaggi storici incontrati da Keiji vi sono sicuramente suo zio Toshiie Maeda (noto anche come Mataza il lanciere), il kanpaku (reggente dell'Imperatore) Hideyoshi Toyotomi, e Tokugawa Ieyasu suo successore; ma anche Nobunaga Oda, ex padrone di Hideyoshi e Ieyasu, e Hattori Hanzo, capo dei ninja di Iga al servizio di Ieyasu; incontrerà anche il già citato maestro di cerimonie Sen no Rikyu, e il comandante militare della regione Yamashiro (dove si trovava la capitale del tempo, Kyoto) Kanetsugu Naoe; e ancora, il signore di Kanetsugu, Kagekatsu Uesugi, nipote e successore del noto daimyo Uesugi Kenshin; Mitsunari Ishida, favorito di Hideyoshi e cugino di Kanetsugu Naoe, e Date Masamune, daimyo delle terre settentrionali del Paese.

Dopo la battaglia di Sekigahara, nella quale Mitsunari Ishida e Ieyasu Tokugawa si giocano il controllo del paese, Keiji si trova dalla parte perdente. In realtà si è schierato e registrato come vassallo di Kanetsugu Naoe per aiutare il clan Uesugi. Ieyasu aveva provocato gli Uesugi per cercare una guerra al solo scopo di far muovere Mitsunari e farlo scoprire. Keiji decide quindi di incontrare Ieyasu come ambasciatore degli Uesugi. Si rade a zero i lunghi capelli come un bonzo e rinuncia al compenso cui ha diritto come samurai del clan. Fatta la pace, si tiene fuori dalla scena finché Kanetsugu non gli chiede di andare con lui nel suo feudo, proposta che Keiji accetta. La mattina successiva, regala il denaro rimastogli e mette in piedi una festa improvvisata. I balloon ci raccontano che si trasferirà con Lisa presso il clan Naoe e smetterà di essere un kabukimono.

Morirà circa 12 anni dopo, sotto il regno di Tadakatsu Uesugi, erede di Kagekatsu.

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Sengoku Basara

Sengoku Basara (戦国BASARA) è un anime diviso in due serie, tratto dal videogioco Devil Kings della Capcom, e composta ciascuna da tredici episodi. Dal videogioco è stato tratto anche un manga diviso in tre volumi denominato Sengoku Basara Ranse Renbu. Creato da Kairi Shimonotsuki e pubblicato dalla casa editrice Udon Entertainment, il manga è pubblicato in Italia dalla J-Pop. Le due stagioni dell'anime sono state invece acquistate da Yamato Video che lo ha annunciato via Facebook, e fa parte del "Secret Project" dell'editore milanese. La serie è in fase di trasmissione sul nuovo canale youtube della Yamato a partire dal 30 ottobre 2013.

Il 4 giugno 2011 in Giappone è uscito il lungometraggio cinematografico intitolato Sengoku Basara: The Last Party.

L’anno successivo è andato invece in onda un adattamento live action dal titolo Sengoku Basara : Moonlight party, trasmesso dal 12 luglio al 20 settembre 2012.

Due anni dopo, nel 2014, è stata poi trasmessa la terza serie televisiva: Sengoku Basara: Judge End, ispirata alle vicende del capitolo Sengoku Basara: Samurai Heroes del videogame.

Personalmente credo che il personaggio di Keiji sia molto interessante e soprattutto che abbia bisogno di essere conosciuto più approfonditamente. Il suo carattere si distingue dagli altri, riesce ad andare contro la serietà che caratterizzava il personaggio del Samurai. Lo sento molto vicino come anima instabile ed eccentrica, sempre alla ricerca di qualcosa che non riesce ad ottenere, ma che probabilmente ha già in mano. Il suo rompere gli schemi, tanto da renderlo in grado di fare scherzi ai suoi parenti, di fregarsene dell’etichetta e del suo essere. Ma anche il suo sentirsi un bambino in un corpo troppo grande, soprattutto per l’epoca, e il suo essere diverso, lo rende una persona da conoscere e da amare.

Photo credit: www.Tumbr.com

Il suo amore per Lisa, è poi stata una delle prime volte in cui si è affrontato il rapporto oriente-occidente. Un Samurai che si innamora di un’Europea era all’epoca una sorta di scandalo ed assolutamente qualcosa di inusuale. Bellissima storia tra i due, che continua a far parlare e ad essere fonte di ispirazione per fumetti e videogames.

“Ognuno è debole e fa affidamento sugli altri. Mentre ci tendiamo l’uno verso l’altro, mentre diventiamo amici o combattiamo, il legame che creiamo da forma al nostro futuro. “

Keiji Maeda - Sengoku BASARA

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gion Matsuri

Japanese Tradition: Gion Matsuri

Gion Matsuri: un'esperienza unica

Photo credit: Daranice

La Festa di Gion o Gion Matsuri (祗園祭), così come viene chiamato a partire dall'epoca Meiji, prende il suo nome dal noto quartiere di Kyōto, Gion appunto, situato nel distretto di Higashiyama. Si tratta di una festa religiosa in onore del dio Susanoo, anche conosciuto come Takehaya Susanoo-no-Mikoto, venerato presso il santuario Yasaka.
Susanoo, dio del mare e delle tempeste, è anche signore del mondo dei morti, oltre ad essere fratello di Amaterasu da cui si dice discenda la stirpe degli imperatori giapponesi.

Insieme allo Aoi Matsuri (15 Maggio) e allo Jidai Matsuri (22 Ottobre), il Gion Matsuri costituisce una delle tre più grandi feste religiose di Kyōto, e del Giappone. Viene celebrato ogni estate per tutto il mese di luglio. Lo scopo è quello di placare gli spiriti dei defunti e invocare la protezione del dio sulla città per tenere lontano malattie e catastrofi naturali.

Come potete immaginare si tratta di un matsuri ricco di eventi. I principali e più spettacolari sono la Yamaboko Junkō ( 山鉾巡行, sfilata dei carri) e il Mikoshi Togyo (神輿渡御, l'uscita dei palanchini divini). Entrambi si svolgono tra il 17 luglio e il 24 luglio, giorni in cui la festa raggiunge il suo apice.
Una delle ragioni maggiori della spettacolarità di questo festival è sicuramente la grandezza dei carri utilizzati, in particolari quelli chiamati Hoko. Questi raggiungono anche i 25 metri di altezza per un peso di più di 10 tonnellate, e vengono trainati grazie a delle ruote alte circa due metri. Ogni carro viene ogni anno costruito dalle fondamenta, e poi smantellato al termine del festival, e tutti i pezzi sono tenuti insieme senza l’utilizzo di viti, come da tradizione.
Ma procediamo con ordine…

Un pò di storia

gion Matsuri

photo credit: kyotodeasobo.com

Tradizione vuole che il Gion Matsuri sia nato nell'anno 869. Da circa un secolo la corte imperiale giapponese si era sposta da Nara a Heiya-kyō (la odierna Kyōto) ed era dominata dalla potente famiglia Fujiwara.
Si dice che in seguito alla diffusione di un'epidemia, la Corte Imperiale decise di tenere il primo goryōe (御霊会), un rito purificatore tenuto presso il piccolo tempio Shinsen'en. Bisogna sapere che a quei tempi la città si trovava in una regione piuttosto paludosa dell'entroterra, molto calda ed umida. L'alta concentrazione di popolazione unita alla mancanza di fognature e condotte idriche spesso favoriva la contaminazione delle acque potabili con quelle di scolo. Non è quindi difficile immaginare che malattie come malaria, vaiolo, influenza e dissenteria fossero molto diffuse. Eppure, nell'antico Giappone la causa di tutto questo fu attribuita a ben altro.

gion Matsuri

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Secondo le predizioni di un maestro divinatore i veri responsabili dell'epidemia erano degli spiriti malvagi, ovvero i fantasmi del principe Sawara Shinnō e dei suoi compagni. Questi, accusati dell'omicidio del nobile Fujiwara no Tanetsugu, erano morti professando fino alla fine la loro innocenza.
Nel tentativo di calmare gli spiriti si tenne quindi il primo goryōe con invocazione al dio Susanoo. Inoltre, il nobile Urabe Hiramaru fece erigere 66 lance, una per ogni provincia del Giappone, in modo da rinchiudere al loro interno gli spiriti malvagi e purificare la capitale.
Proprio qui nacque l'usanza di portare in processione tre mikoshi, o palanchini divini, e di tenere un goryōe ogni volta che una epidemia o malattia si diffondeva. Il tutto era contornato da altre celebrazioni e momenti gioviali.
Fino al 970, quando venne stabilito che il Gion Goryōe (祗園御霊会) si dovesse svolgere regolarmente ogni anno.

Successivamente, a partire dal periodo Muromachi, l'evento fu arricchito ulteriormente dalla presenza dei tipici carri, gli yamaboko (山鉾), anche essi fatti sfilare per le vie della città. Questi erano costruiti grazia alla collaborazione del ceto mercantile che proprio in questo periodo vive un momento di forte ascesa dopo secoli di denigrazione. I carri venivano adornati con decorazioni che si fecero nel tempo sempre più ricche e sofisticate.
Insomma, la sfilata divenne anche un modo per esibire la ricchezza del ceto mercantile.

Nonostante brevi interruzioni (durante la guerra Ōnin (1467-1477) e durante la seconda guerra mondiale (1941-1945) ), il festival viene ancora oggi mantenuto vivo e può vantare una storia lunga più di mille anni.

I festeggiamenti

I festeggiamenti che come dicevamo durano per tutto il mese di luglio coinvolgono tutte le varie aree della città.

Si inizia il primo di luglio, quando presso il santuario Yasaka si tiene la cerimonia del Kippuiri (吉符入). Qui, i rappresentanti dei quartieri responsabili dell'organizzazione pregano perché tutto si svolga tranquillamente e senza incidenti.

Il 2 luglio, presso il palazzo comunale di Kyōto, si svolge una estrazione presieduta dal sindaco della città con cui viene scelto l'ordine di processione dei carri. Aprire la processione però spetta sempre al Naginataboko (長刀鉾).

photo credit: heterophyllum

Il 10 luglio vengono preparati i mikoshi (神輿), tre palanchini che ospiteranno tre piccoli tempietti dedicati al dio Susanoo. Contemporaneamente, alcuni secchi vengono calati dal ponte Shijō per raccogliere dal sacro fiume Kamo l'acqua destinata al lavaggio dei mikoshi. Nel tardo pomeriggio si tiene poi una sfilata esibendo lanterne di carta di manifattura tradizionale che serviranno ad accogliere il dio.

Sempre il 10 luglio ha inizio anche la costruzione dei carri e passeggiando per le vie del centro di Kyōto potrete osservarli prendere lentamente forma sotto le mani sapienti dei loro costruttori.

I giorni tra il 14 al 16 luglio sono quelli che precedono la festa vera e propria. Il 14 luglio è conosciuto come yoi-yoi-yoi-yama (宵々々山), il 15 luglio come yoi-yoi-yama (宵々山) mentre il 16 è chiamato yoi-yama (宵山). Lo stesso varrà per il 21,22 e 23 luglio. In questi giorni, a partire dalle ore 6:00 del pomeriggio, le vie del centro chiuse al traffico si riempiono del vociare di passanti e turisti. Si passeggia tra le numerose bancarelle, alla luce delle lanterne tenute sempre accese, ammirando yamaboko.
Sempre in questo periodo, le famiglie più antiche della città aprono le finestre delle loro case permettendo così ai passanti di ammirare i tesori che custodiscono da generazioni.

Il 15 luglio, si tengono lo imitaketate (斎竹建) e lo yoimiya-sai (宵宮祭). Il primo è un rito durante il quale si dispongono a quadrato dei tronchi di bambù intorno all'area in cui si svolgerà la processione per proteggerla da ogni contaminazione. Lo yoimiya-sai si tiene invece presso il santuario di Yasaka, durante il quale lo spirito della divinità viene trasferito nei tre mikoshi purificati.

gion Matsuri

photo credit:  Tomomi Onishi

Il 16 luglio i musicanti di ogni carro si recano al tempio per pregare per il bel tempo il giorno successivo e non mancano spettacoli musicali e di danza per le strade.

Il 17 luglio è l'atteso giorno in cui la festa raggiunge il suo culmine. È il momento dello Yamaboko Junkō, la grande sfilata dei carri. Questi vengono divisi in 2 gruppi gli yama 山 (montagna) e gli hoko 鉾 (lancia) appunto. Il primo gruppo è formato dai 9 carri hoko, e simboleggiano le 66 lance utilizzate da Urabe Hiramaru per scacciare gli spiriti maligni. Il secondo gruppo è formato dai 23 carri yama, più piccoli, che trasportano rappresentazioni a grandezza naturale di personaggi importanti e famosi.
Ogni carro hoko trasporta musicanti che ne accompagnano la processione.
Kon-kon chiki-chin, kon-kon chiki-chin… questo è il suono distintivo del Gion Matsuri, una ritmo tradizionale risalente al periodo Edo.
E non mancano per le strade danzatori ed acrobati di vario genere a rendere la parata ancora più allegra e movimentata. Ovviamente tutti sono vestiti con costumi colorati e rigorosamente tradizionali.

Come già detto ad aprire la parata sarà il carro Naginata-boko. Viene così chiamato per via di una naginata (tipica lancia giapponese) che svetta verso l’alto sulla sua cima. Si dice che essa abbia il potere di scacciare spiriti maligni e pestilenze. La naginata originale di epoca Heian era stata forgiata in metallo, mentre quella che oggi possiamo ammirare è fatta in bambù.

Sul Naginataboko viene trasportato anche un chigo, (稚児), un bambino vestito con ricchi abiti tradizionali e un copricapo a forma di fenice dorata. Questo bambino ha il compito di rappresentare il dio durante la festa.
Il prescelto, solitamente selezionato tra le più importanti famiglie di mercanti e commercianti di Kyōto, deve sottoporsi ad un lungo periodo di preparazione prima di poter ricoprire questo ruolo. Settimane di riti purificatori e di completo isolamento, lontano da tutto ciò che potrebbe contaminarlo, e quindi anche dalle donne. Non gli è nemmeno permesso di toccare il suolo comune ma viene portato in spalla da uomini incaricati del suo trasporto
Al bambino spetterà il compito di tagliare con un solo colpo una grossa corda sacra realizzata in paglia. È lo Shimenawa-kiri (しめ縄切り), atto con cui la divinità entra nel mondo terreno recidendo il confine che separa i due mondi, e con questo gesto viene dato ufficialmente inizio alla grande festa.

gion Matsuri

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Nel tardo pomeriggio, si assiste invece all'uscita dal tempio dei palanchini divini ovvero il mikoshi togyo. È il momento tanto atteso dello Shinkō-sai (神幸祭), ovvero l'uscita della divinità dal tempio con i palanchini portati a spalla per le vie della città.

Il 24 luglio questa doppia sfilata viene ripetuta e alla sera i tre mikoshi vengono riportati al tempio al tempio. È il momento del Kankō-sai (還幸祭), con il quale lo spirito del dio ritorna definitivamente al mondo che gli appartiene.
Al termine della sfilata i carri vengono immediatamente smantellati e conservati per il festival successivo.

gion Matsuri

photo credit:  Tomomi Onishi

Lo stesso giorno si svolge la Hanagasa Junkō (花傘巡行), evento che come suggerisce il nome stesso ha come protagonista i fiori. Questo nome viene infatti scritto con i caratteri di hana (花) ovvero fiore, e kasa (傘) ovvero ombrello. Durante questa parata, i carri e le persone che sfilano sono tutti adornati da ombrelli e cappelli abbelliti da fiori.
La parata è aperta da piccoli mikoshi trasportati questa volta da bambini e al loro seguito troviamo un corteo numerosissimo di persone in abiti tradizionali. Ci sono i rappresentanti di associazioni culturali e commerciali, musicisti, danzatori,acrobati e in particolare alcune tra le più note geisha e maiko della città. E sono proprio loro i fiori più belli da mettere in mostra.

gion Matsuri

photo credit: geimei.tumblr.com

Il 28 luglio c’è la cerimonia del mikoshi-arai (神輿洗式), il lavaggio dei mikoshi presso il santuario Yasaka, per purificare i palanchini, fino al prossimo anno.
Se vi trovate nei paraggi non perdevi questo momento. Si dice infatti che porti fortuna essere colpiti dagli schizzi dell'acqua destinata al dio.

A segnare la fine del Gion Matsuri è il festival del nagoshisai (夏越祭), che si tiene ogni anno il 31 di luglio presso il santuario Ekijin.
Legato al torii, il ‘cancello’ che segna l’ingresso dell’area sacra del tempio, si trova una grossa corda di paglia intrecciata a formare un cerchio del diametro di due metri, lo Chinowa (茅の輪).
Passate pure attraverso questo grande cerchio per essere purificati, e ricevere poi un talismano di protezione sul quale troverete scritto “Somin-shorai shison nari(蘇民将来子孫也) che significa “Sono un discendente di Somin Shorai”. Secondo la leggenda Somin Shorai era un uomo umile che un giorno accolse in casa un viandante che era già stato rifiutato da un ricco signore. Il viandante era in realtà una divinità che per ringraziarlo della sua ospitalità gli insegno come costruire questi talismani porta fortuna. Da allora si crede che questi abbiano il potere di allontanare catastrofi e ladri.

gion Matsuri

photo credit: kyoto-tabiya.com

gion Matsuri

photo credit: kyotoiju.com

Quello del Gion Matsuri è un lungo viaggio in cui si intrecciano storia e leggenda, religione e spettacolo. Un evento unico nel suo genere.
E voi? Avete mai avuto occasione di prendervi parte? Aspettiamo i vostri commenti e le vostre esperienze!


Japanese Culture: Geisha & Maiko

Maiko e Geisha: Artiste danzanti.

photo credit: metmuseum.org

La figura artistica più rappresentativa ma al contempo misteriosa del “Sol levante” è la Geisha (芸者 “Persona d’arte”).

Spesso viene confusa con la Maiko (舞妓 “Fanciulla danzante”) che è l’apprendista a questa professione. Per diventare una Geisha si deve fare una lunga gavetta e frequentare scuole apposite. Qui si impara a danzare, cantare e nell’uso del Shamisen (三味線 “Tre corde” tipico strumento musicale). Per quanto riguarda l’intrattenimento con il pubblico, la Maiko impara tutto accompagnando una Geisha in giro per le case da tè. Il rapporto che c’è tra Maiko e Geisha è una “sorellanza” vera e propria. Le due si chiameranno rispettivamente imoto-san "sorella minore" e onee-san “sorella maggiore". Il legame è cosi stretto che il nome d’arte per la futura Geisha viene deciso dalla “sorella maggiore” e lo porterà per tutta la carriera artistica.

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I kimono dai colori sgargianti col passare del tempo tenderanno a diventare scuri. Le Nihongami, pettinature risalenti al periodo Edo, sono molto complicate sia da fare che da mantenere. Esse vengono ornate dai Kanzashi, spilloni decorativi che variano a seconda delle stagioni (Es. fiori durante la primavera, colombe a capodanno). Queste diventeranno più sobrie ed il trucco eccessivo con piccole labbra color carminio che risaltano su una maschera nivea sarà sostituito per un risultato più naturale. Il piccolo vezzo del collo esposto (che nella cultura giapponese è una delle parti più sensuali della donna) da due linee bianche dipinte passeranno a tre.

Nel passato le figlie delle Geisha percorrevano fin dalla prima età questo percorso. Oggi è più comune iniziare l’apprendistato conclusi gli studi universitari. Tuttavia, questa è una professione che si sceglie liberalmente e non per continuare una tradizione familiare. C’è da dire che questa comunità tutta al femminile con tradizioni rigide e una forte etica morale tiene molto a celare il loro segreto secolare.

“L’arte di essere donna”

photo credit: Pinterest

Solitamente, nel nostro immaginario vediamo la Geisha come donna ricca di fascino ma succube, devota al proprio uomo in ogni più piccolo capriccio. Tuttavia questo è un errore poiché nel passato furono le prime donne con piena autonomia della società Nipponica.

Tutto iniziò con i Taikomochi (太鼓持), giullari che intrattenevano con acrobazie e battute umoristiche lo Shōgun (将軍 "comandante dell'esercito") e i Daimyō (大名) la nobiltà feudale.

Benché i Taikomochi erano molto amati per lo spirito goliardico che portavano a corte, questa figura andò man mano sparendo con l’apparizione delle prime Geisha ovviamente dando non poco scalpore ma venendo preferite per i movimenti sensuali e la grazia femminile.

Ma queste donne non erano cortigiane ne prostitute di lusso. Queste ultime nella cultura giapponese sono identificate come Oiran (花魁). Le Geisha erano artiste molto richieste. Le loro specialità includevano danza, canto e musica. Dovevano inoltre essere buone conversatrici e intrattenitrici. Esse esercitavano questa professione nel Okiya (置屋) "case delle geisha" a Kyoto la allora capitale dell’impero.

Durante la seconda metà dell’Ottocento l’isolamento del Giappone durato circa duecento anni terminò. Questo fu il momento in cui l’Europa conobbe un porto nuovo ed esotico.

Assieme a questo, tutto il resto del mondo conobbe anche la figura della Geisha ed il suo fascino. Questo influenzò anche la moda e costume occidentale. Puccini musicò la struggente Madama Butterfly e nell’arte furono muse per i più grandi pittori del tempo. Manet, Monet, Klimt, Renoir e Van Gogh sono solo alcuni dei pittori che hanno provato ad ispirarsi al Giapponismo. Questo è un movimento artistico che offre tributo all’arte Ukiyo-e (浮世絵 "immagine del mondo fluttuante"). Ma non solo, anche alle stampe dei grandi maestri Katsushika Hokusai (La grande onda di Kanagawa) e Kitagawa Utamaro. Quest’ultimo è famoso per le bellissime stampe dedicate alle donne. Più questo movimento artistico prendeva in patria, più le stampe ukiyo-e diventavano famose e richieste in occidente.

photo credit: makeuppix.com

“Mogli del crepuscolo”

Durante la Seconda Guerra mondiale con l’approdo degli Americani la figura della Geisha venne distorta. Ad essa fu attribuito un ruolo da prostituta poiché le giovani che davano conforto ai soldati erano chiamate “Geisha Girls”. Questo causò un’idea anti-femminista e sbagliata di queste donne.

Per le regole rigide di questo lavoro difficilmente la Geisha nel passato poteva concedersi l’amore. Poteva avere come compagno solo il suo Danna (旦那). In giapponese vuol dire padrone ma era più simile ad un marito che la Geisha poteva concedersi. Egli si prendeva cura della sua protetta finanziando le sue esibizioni e talvolta cancellando il debito che la giovane aveva con l’okiya per le spese scolastiche. Era quasi sempre il Danna che sceglieva la sua Geisha non il contrario. Nonostante questo, a lungo andare non era insolito che tra i due nascesse l’amore.

Ma per fortuna i tempi sono cambiati. Oggi le Geisha possono amare liberalmente, ma ovviamente concludendo l’attività con il matrimonio. È consuetudine che le ex Geisha diventino insegnanti di danza.

still dal film "Memorie di una Geisha"

Il numero delle Geisha è in netta diminuzione ed è un lavoro per lo più fine al turismo. Infatti, il loro pubblico oggi non solo è maschile ma anche femminile.

Ricordiamo le meravigliose parole di Arthur Golden che con il suo Best Seller “Memorie di una Geisha” ha creato un meraviglioso quadro. Questo ha permesso di riscoprire questo universo parallelo in bilico nel tempo tra passato e modernità.

“La Geisha è un'artista del mondo che fluttua: canta, danza, vi intrattiene; tutto quello che volete. Il resto è ombra, il resto è segreto.”


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Japanese Traditions: Ōmisoka - New year's traditions

Japanese Traditions: Ōmisoka - Nuovo Anno

Shogatsu (o Oshogatsu) è il nuovo anno per il popolo del sol levante.

Nel periodo Meiji, questa data coincideva con il calendario lunare cinese. Durante la restaurazione dello stesso periodo, anche il Giappone ha adottato il calendario Gregoriano. Il 1° gennaio diventa quindi il giorno festivo che tutti conosciamo.

Per noi occidentali è quasi impossibile pensare di poter racchiudere 365 giorni in un solo momento. Aprire gli occhi di fronte allo spettacolo dell'Hatsuhinode (il sorgere del primo sole del nuovo anno) è di buon auspicio. E' anche la rappresentanza dell'anno che sta per cominciare.
Tutto però ha inizio dal 28 dicembre quando si cominciano i preparativi per il capodanno. Durante i giorni dello Shougatsu Sanganichi, solo i servizi primari sono attivi. I giapponesi si dedicano allo Susuharai, la pulizia della casa da cima a fondo per eliminare tutte le tracce negative del passato. Sugli ingressi vengono appesi i Kadomatsu (rami di pino) e lo Shimenawa (corda di paglia con strisce di carta colorata) per tenere lontani gli spiriti maligni.
Le poste giapponesi sono attive per recapitare le cartoline augurali che devono raggiungere amici e parenti entro capodanno, le nengajou (年賀状).

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Tutto è pronto per trascorrere il proprio tempo con la famiglia ed il 31 dicembre, ha inizio l'Ōmisoka (letteralmente la vigilia di Capodanno, l'ultimo giorno dell'anno). Attorno alle 22:30 inizia il Joya no Kane, i rintocchi della Tsurigane (la campana del tempio). Sono molto lenti, perchè il suono del precedente rintocco deve spegnersi prima dell'inizio del successivo. Proseguono fino a mezzanotte per un totale di 108 rintocchi. Essi permetteranno - a chi li ascolta tutti - di purificarsi per affrontare un nuovo capitolo tutto da scrivere.

I cibi tradizionali

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In questa notte si mangia il toshikoshi soba (年越しそば), cioè vermicelli fatti con grano saraceno, uova e brodo caldo. La lunghezza dei vermicelli sono auspicio di una vita lunga. La loro digeribilità indica la pulizia interiore e la facilità con cui si tagliano simboleggia l'eliminazione di tutte le cose brutte nel passato.

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Il giorno seguente, avviene la prima visita al santuario, l'HATSUMOUDE (初詣). Pregare per la salute dei propri familiari e la loro felicità è lo spirito giusto per affrontare il nuovo inizio. Inoltre i bambini giapponesi ricevono una piccola busta decorata, bukuro (袋), nella quale vi sono riposti dei soldi (otoshidama, お年玉).

Famiglia e festa sono legati insieme anche dal cibo. Sulle tavole fanno capolino i osechi-ryouri (お節料理) , i piatti speciali della tradizione come le alghe kombu ( 昆布), i kamaboko (蒲鉾, torte di pesce). E poi anche il kurikinton (栗きんとん, purè di patate dolci con castagne), il kinpiragobo (金平牛蒡, radici di bardana bollite). I più amati e conosciuti Kuro-mame (黒豆, fiagioli di soia neri dolci) e non mancano sushi e sashimi. Tutte le leccornie presenti fanno sì che esista anche il giorno del “riposo dello stomaco”, il 7° giorno di gennaio, il jinjitsu (人日), in cui si mangia il nanakusa-gayu (七草粥, la minestra delle sette erbe a base di riso).

Se avete mai avuto la possibilità di trovarvi in Giappone durante l'Ōmisoka, raccontatecelo nei commenti oppure sulla nostra pagina facebook.

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