Business Focus: Lo strambo mondo del web design giapponese

Vi siete mai chiesti perchè il web design giapponese è così diversi rispetto a quello in occidente?

Lo strambo mondo del web design giapponese

Autore: Erika 

Japan Italy Bridge si occupa di offrire servizi per le aziende e parte del nostro lavoro è creare siti web. “Che novità” potreste dire, sì perchè ci sono tante agenzie come noi, ma cosa ci differenzia dalle altre? Beh noi abbiamo la capacità di adattare lo stile e il visual giapponese a quello occidentale e viceversa.

E’ molto molto importante per ogni azienda avere un sito internet che la rappresenti. Tuttavia, spesso capita che lo stile e il design che utilizziamo in Italia non sia propriamente adatto per il linguaggio e il popolo giapponese.

Infatti, se analizziamo anche solo visivamente i siti giapponesi, le differenze saltano subito all’occhio.

web design giapponese

Come ben sappiamo, nella maggior parte del mondo occidentale, i siti internet hanno un layout semplice. Infatti, rispetto ai primi anni 200, abbiamo sostituito la miriade di link con un contenuto rilevante e conciso che ci porti velocemente al nostro scopo.

Tuttavia, in Giappone esiste una diversa cultura anche a livello di gusto visual. Infatti, parte dei siti internet sono cambiati pochissimo rispetto ai primi anni 2000. A tal proposito, possiamo proprio vedere come diversi siti siano sovraccarichi di link e informazioni. Questo per un occhio occidentale è totalmente inconcepibile, mentre diventa la norma per un occhio giapponese.

Yahoo era uno dei motori di ricerca più popolari di tutto il Giappone e lo è ancora per tante homepage. Tuttavia, come potete vedere dalle foto, il suo design e layout sono cambiati veramente pochissimo negli ultimi 10 anni

web design giapponese web design giapponese

Un’altro esempio è la homepage di Rakuten, il centro commerciale online più grande della nazione.
Rakuten è un po’ l’Amazon dell’Asia e ogni negoziante può personalizzare la propria pagina. Questo risulta in un grande display di varie immagini, banner e pop up su diverse pagine che a volte hanno anche bisogno di lungo tempo per essere scrollate.

Perchè il Web Design giapponese è così?

Ma eccoci alla vera questione, perché il web design in Giappone deve seguire questi determinati canoni di stile? La risposta è semplice. La maggior parte del popolo nipponico è formato da utenti anziani che preferiscono mantenere la tradizione. Questo succede anche nello stile visual di come i siti internet vengono costruiti e vissuti.
Questo rende complicato per le aziende un cambiamento verso uno stile che potremmo definire più internazionale.

Inoltre, la maggior parte degli utenti giapponesi utilizza internet tramite un supporto desktop e non mobile. Quindi anche i maggiori siti internet tendono a mantenere il design corrente, anche per non confondere lo user finale.

Un altro motivo per cui i giapponesi preferiscono questo stile che noi definiremmo “vecchio” è anche per la loro cultura dell’informazione. Infatti, se siete mai stati in Giappone o se vi è mai capitato di vedere alcune immagini del paese, avrete notato che le insegne sono onnipresenti. I giapponesi sono bombardati dai neon luminosi e dalle insegne che raccontano di negozi, offerte speciali e occasioni da non perdere. Questo si traspone anche sui siti internet dove il popolo giapponese preferisce avere tutte le informazioni subito.

Il Caso LINE

Quando l’app di messaggistica LINE (il corrispettivo giapponese di Whatsapp) ha deciso di cambiare e semplificare il layout della loro homepage, il popolo giapponese non l’ha presa benissimo. Infatti, proprio in quel periodo, gli utenti si sono scatenati con review da una stella e con numerose richieste all’azienda di cambiare al vecchio design.

Cambiamento all’orizzonte

Tuttavia, nonostante la preferenza per un approccio più tradizionale, alcune giovani fra i 20 e 30 anni hanno dichiarato di preferire un design più minimal.

web design giapponese

Il caso Mercari ne è infatti un esempio. Stiamo infatti parlando di un sito che offre servizi di aste online con un’interfaccia semplice e user friendly. In poco tempo, Mercari ha preso il sopravvento su Yahoo Auctions, l’app più quotata in Giappone per questi servizi.

La storia di questo brand ha messo luce sull’importanza di un buon layout UX, incoraggiando i giapponesi ad assumere nuovi designer in procinto del cambiamento.
Le ditte giapponesi dovranno cominciare ad adattarsi ad un design più moderno non solo per risultare più interessanti per un pubblico più giovane ma anche per diventare più competitive a livello internazionale.

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Business Focus: Influencer Marketing in Giappone, 5 cose da sapere

Abbiamo tutti sentito parlare di Influencer Marketing ma quali sono le differenze in Giappone?

Japan Italy Bridge si occupa di offrire servizi alle aziende nel campo del Digital Marketing e degli eventi. Molte aziende italiane che hanno richiesto i nostri servizi di promozione verso il mercato giapponese, ci hanno domandato quali siano le differenze fra le due nazioni per quanto riguarda l’Influencer Marketing.

Influencer Marketing in Giappone: 5 cose da sapere

Autore: Erika 

Per chi non sappia cosa sia l’Influencer Marketing, stiamo parlando di un ramo della promozione che usufruisce dell’utilizzo di bloggers ed influencer con un target specifico di pubblico.

Al giorno d’oggi, questa strategia è uno dei metodi più efficaci in gran parte dei mercati, questo vale anche per quello giapponese. Infatti, l’Influencer Marketing in Giappone gioca un grosso ruolo ma le regole sono diverse rispetto alle nazioni occidentali.

Oggi condividiamo con voi 5 differenze per aiutarvi capire meglio.

Influencer marketing in giappone

La barriera Linguistica

Uno degli aspetti dei social media giapponesi e quindi anche dell’Influencer Marketing, è che tutto deve essere fatto nella loro lingua. Purtroppo, il Giappone è posizionato 49° fra le 88 nazioni e regioni nella classifica dello studio e conoscenza della lingua Inglese. Una scarsa competenza se pensiamo a quanto i giapponesi usano il mezzo social media per informarsi e comunicare.

Proprio a causa di questo, i classici influencer globali come possono essere Chiara Ferragni, Cameron Dallas e altri, non sono così influenti come lo sono in altre nazioni abituate alla lingua inglese. Infatti, a volte risultano quasi sconosciuti rispetto anche a influencer locali con molti meno followers.

Questo porta ad un grosso dilemma per le aziende, utilizzare influencer locali o ignorare completamente il mercato giapponese. E’ vero, il mercato giapponese ora non è così remunerativo come quello cinese. Tuttavia, il Giappone è classificato 3° nella classifica mondiale GDP e questo è un dato troppo importante per ignorare completamente questa nazione e il suo valore di acquisto.

Come detto prima, è vero, gli Influencer giapponesi hanno meno followers rispetto a quelli globali. Tuttavia, proprio perché parlano in una lingua strettamente legata alla cultura del Sol Levante, questo li porta a non avere molti seguaci nel resto del mondo.
Quello che però possiamo capire da questi dati, è che in questo caso l’engagement diventa estremamente importante. Infatti, gli influencers giapponesi sono estremamente più legati al loro pubblico e le interazioni superano di gran lunga quelle occidentali.

Gli hashtag giapponesi richiedono un background culturale

Quando un’azienda lavora col Giappone, deve capire l’unicità di questo paese e della sua cultura. E’ importante quindi lavorare su hashtag corretti e usarli propriamente. Questo ci porterà a trovare la community in target da poter approcciare e riuscire ad ottenere un ritorno sul nostro investimento.

Gli Influencer e i micro-influencer possono essere trovati utilizzando gli hashtag. Tuttavia trovare il corretto hashtag giapponese non è così facile per coloro che non parlano la lingua e non conoscono la cultura. Inoltre, molto spesso, gli hashtag più diffusi sono appunto dei neologismi.

Per esempio #インク沼 è la traduzione diretta di “Palude di inchiostro senza fondo”. Apparentemente tutto ciò non ha alcun senso, se non fosse che “Qualcosa senza fondo” è uno slang internet usato molto dai giapponesi per descrivere quando qualcuno è davvero appassionato di qualcosa. Tuttavia se togliamo il background culturale, questo hashtag perde completamente di significato.

Influencer marketing in giappone Influencer marketing in giappone

photo credits: @v_sarasara, @tommy_notes_16 , @mizuki___iz

Inoltre, spesso gli hashtag giapponesi possono risultare molto complicati da capire per un occhio occidentale. Questo succede a causa dei tre modi di scrivere la lingua, ovvero il mix di Kanji, Hiragana e Katakana.

Quindi quando usiamo gli hashtag giapponesi, dobbiamo stare attenti a come questi vengono scritti perché la combinazione dei tre modi può portare un significato differente. Nel linguaggio di internet, un hashtag scritto in modo diverso porta anche diversi risultati a livello di numero di pubblico. Infatti questo può influire sul numero di persone che potremmo andare a raggiungere.

Gli Influencer in Giappone sono distribuiti su diverse piattaforme

Anche in occidente, è raro che un influencer abbia la stessa forza su tutte le più popolari piattaforme social. Molti sono popolari solo su Instagram, altri solo su Tik Tok o Twitter. Questo ha ancora più effetto in Giappone con anche la presenza di alcune piattaforme specifiche per la cultura nipponica. Ad esempio, abbiamo NewsPicks che si interfaccia con un pubblico prettamente corporate. Mentre note è un social dedicato interamente ai creatori di contenuti come racconti, tutorial, blog giornalistici e soprattutto manga.

influencer giapponesi Influencer marketing in giappone

I top Influencers e le agenzie

Come capita anche per l’occidente, molti influencer giapponesi quando cominciano a diventare popolari vengono seguiti da alcune agenzie. Al momento, purtroppo, ci sono pochi influencer che lavorano in modo “freelance”. Quindi, se si vuole lavorare con un influencer che appartiene ad un’agenzia, si deve per forza passare tramite questa.

Tutto ciò comporta dei pro e contro.

Pro

  • Accesso ai maggiori influencer
  • Si risparmia tempo nel trovare il giusto influencer visto che le agenzie come la nostra coprono questa parte di lavoro per voi
  • L’agenzia si occupa di negoziare i contratti e i compensi

In questo caso, il lavoro dell’agenzia diventa quindi un beneficio per l’azienda che si ritrova ad avere un lavoro calcolato su misura per i proprio interessi.

Contro

  • Costi superiori
  • Minor flessibilità
  • I contatti diretti degli influencer rimangono privati

Purtroppo, usando un’agenzia bisogna sottostare alle regole della stessa e queste variano da agenzia ad agenzia.

Influencer Giapponesi Influencer marketing in giappone

photo credits: @watanabenaomi703 , @rolaofficial

Post pagati in sordina

Il popolo giapponese è molto severo quando si tratta di onestà e trasparenza. Questa severità viene applicata anche nell'Influencer Marketing in Giappone. Infatti, quando i post a pagamento degli influencer non segnalati come tali, tendono ad essere ignorati dal pubblico e a dare una cattiva impressione.

Tuttavia, non ci sono leggi dirette che regolano la trasparenza di un post sponsorizzato da un Influencer in Giappone. Inoltre, non tutti gli influencer sono a conoscenza del modo giusto di comunicare una partnership.

Per un’azienda, è quindi molto importante educare gli influencer scelti e non lavorare in modo casuale pur di ottenere impressions.

In occidente ormai abbiamo delle linee guida ben definite sull’utilizzo delle sponsorizzazioni tramite Influencer Marketing e queste dovrebbero servire anche per collaborazioni con Influencer giapponesi.

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Festival delle Lucciole di Nagano

Con l'avvento del COVID-19, molti eventi sono stati cancellati in tutto il mondo, ma il festival delle lucciole in Giappone non si ferma e quest'anno gli insetti luminosi danzano da soli.

La danza solitaria del festival delle lucciole nel 2020

Autore: Erika | Fonte: Japan Times

E' un momento magico quando a Tatsuno, nella prefettura di Nagano, il sole tramonta e migliaia di lucciole cominciano a danzare e brillare, creando così uno spettacolo unico. Solitamente, questo evento porta folle di visitatori nella città, tuttavia a causa dell'epidemia da coronavirus, quest'anno agli spettatori non è concesso assistere a questo evento.

Infatti, in questo strambo 2020, la danza degli insetti incandescenti si svolge senza spettatori poiché l'evento è stato annullato. Ciò nonostante, anche se molti fan sono rimasti delusi, si è creata un'atmosfera insolitamente serena e unica. Gli insetti infatti non si fermano e continuano a lampeggiare, spegnendosi e accendendosi, danzando nell'aria notturna. Uno spettacolo naturale che dura solo 10 giorni all'inizio dell'estate che segna l'ultimo capitolo della vita di una lucciola.

Katsunori Funaki dice che "L'incandescente è il comportamento di corteggiamento delle lucciole. Esse brillano per comunicare tra il maschio e la femmina. Durante il breve periodo di 10 giorni, trovano un compagno e depongono le uova per l'anno successivo".

festival delle lucciole

Insomma, il festival delle lucciole è un vero e proprio appuntamento da non perdere. Infatti, più di 30.000 compiono questa magia durante quei 10 giorni a Tatsuno, al centro della prefettura di Nagano. Il sindato Yasuo Takei dice "Le testimonianze storiche dicono che un numero enorme di lucciole è stato visto lungo il fiume Tenryu tra la fine del 19° e l'inizio del 20° secolo". Queste piccole creature erano quasi estinte nella zona a causa della forte produzione delle industrie di seta che creavano inquinamento.

Tuttavia, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la città ha lavorato duramente per ricreare e ripristinare l'ambiete adatto per proteggere le lucciole che ora attirano migliaia di visitatori durante l'annuale festival estivo. "Quando abbiamo molte lucciole, otteniamo un paesaggio spettacolare pieno di luci, con sia le stelle che le lucciole che brillano riflesse nell'acqua", ha detto Takei. Un evento e un panorama assolutamente unico nel suo genere. 

festival delle lucciole

Proprio per la forte importanza che ha questo festival, la città ha creato un parco con fossati per portare l'acqua dolce dal fiume, con cascate e una casa acquatica ricca di ossigeno per gli insetti.

I festival delle lucciole vanno in scena dalla fine di giugno in molte parti del Giappone e questo rito di corteggiamento luminoso è celebrato vivamente in tutto il paese.

"Le lucciole sono creature che crescono per oltre un anno e volano per soli 10 giorni per lasciare la generazione successiva prima di morire", ha detto l'organizzatore del festival. "Vogliamo prenderci cura di loro in modo che lascino le uova per il prossimo anno e vedremo ancora una volta le lucciole danzare meravigliosamente".


Shinrin-yoku, il bagno di foresta

Lo Shinrin-yoku tanto amato dai giapponesi è quello che noi italiani chiamiamo "bagno di foresta" e può essere curativo e rigenerante. Questa pratica, il cui maggior esponente è il dottor Qing Li della Nippon Medical School di Tokyo, sta diventando molto famosa anche qui in occidente. Ma vediamo in dettagli di cosa si tratta.

Shinrin-yoku, il bagno di foresta amato dai giapponesi

Autore: Erika | Fonte: Tokyo Weekender

Shinrin-yoku

Una delle più grandi tendenze healthy in testa alle classifiche di tutto il mondo, lo Shinrin-yoku è ormai diventato famoso internazionalmente. Tuttavia, la sua diffusione risale alla fine degli anni Ottanta in Giappone. Infatti, il Forest Bathing (bagno di foresta) è da anni considerata una vera e propria pratica di medicina preventiva nella terra del Sol Levante. a supporto di questo, esistono numerose ricerche condotte in tutto il mondo che hanno dimostrato come trascorrere regolarmente periodi immersi nella quiete dei bosci aiuti a rafforzare le difese immunitare e prevenire malattie. Ma di cosa si tratta esattamente?

Cos'è lo Shinrin-yoku, Forest Bathing?

Letteralmente, Shinrin-yoku (森林浴) unisce i kanji di "foresta" e "bagno", ed è comunemente tradotto come "bagno nella foresta". Promosso una quarantina di anni fa dal governo giapponese, lo Shinrin-yoku consiste nel passeggiare nei boschi e applicare particolare tecniche di respirazione. Tuttavia, le attività di foresth bathing non si limitano solo alla respirazione. Infatti, sia che ci si mantenga attivi o semplicemente si decida di prendersi del tempo di relax nell'area boschiva, anche questo riporta al forest bathing.

Usato per la prima volta nel 1982, questo termine è stato promosso dal Ministero dell'Agricolutra, delle Foreste e della Pesca giapponese per incoraggiare stili di vita sani, oltre che proteggere i bellissimi ambienti naturali della nazione. Dal 1986, l'Agenzia Forsetale insieme alla Green Civilization Society ha indicato più di 100 aree in tutto il Giappone dove è possibile questo concetto di balneazione. Ancora oggi, ci sono varie tecniche per mantenersi in salute, ma il forest bathing è uno di quei concetti che si sposa benissimo con l'ideologia giapponese.

All'inizio degli anni 2000, diverse università e centri di ricerca hanno condotto esperimenti per scoprire quanto questa pratica fosse efficace. I vari studi risultano unanimemente positivi. Infatti è stato dimostrato come passare del tempo fra gli alberi riduca lo stress, migliori l'umore, abbassi la frequenza delle pulsazioni e la pressione sangugna. Ma non solo, aumenta anche la concentrazione e la creatività insieme a rafforzare il nostro sistema immunitario. 

La forse sensibilità e in particolare il profondo rispetto spirituale e storico per il mondo naturale, ha fatto sì che questa pratica fiorisse vivamente in questa nazione.

Shinrin-yoku

Il Forest Bathing diventa internazionale

A seguito del forte successo ottenuto in Giappone (circa 5 milioni di persone praticano lo Shinrin-yoku nella sola nazione), il forest bathing ha ottenuto una grande diffusione anche a livello internazionale. Oggi infatti ha molti adepti anche in Occidente, la stessa Duchessa di Cambridge ne è una fan, come riporta il The Guardian. A questo proposito, in Inghilterra molte istituzioni stanno proprio promuovendo questa pratica come sistema per allentare lo stress quotidiano.

Uno dei maggiori esponenti in materia, Quing Li, presidente della Società di Forest Medicine in Giappone e autore del libro Shinrin-Yoku: The Art and Science of Forest Bathing ha commentanto:

 “Lo Shirin-yoku è a tutti gli effetti una medicina preventiva. La gente trascorre la maggior parte della propria vita in ambienti chiusi. Nel caso dei giapponesi si tratta dell’80% del tempo, e nel caso degli americani addirittura del 90%. Ma l’uomo è fatto per vivere all’aperto. Noi siamo stati progettati per essere connessi al mondo della natura”.

Dove provare lo Shinrin-yoku

Il forest bathing è un'attività poco impegnativa e anche poco costosa. Infatti, si può fare in qualsiasi momento, qualsiasi condizione metereologica e non richiede una particolare attrezzatura, nè forma fisica. Potete costruire la vostra esperienza su misura e a seconda delle vostre necessità.

In Giappone, la Forest Therapy Society è un'organizzazione senza scopo di lucro che identifica le aree con boschi e strade pedonali che sono state valutate scientificamente. Qui infatti troverete un "effetto bagno nel bosco" certificato. Attualmente in Giappone sono state certificate 62 aree, ognuna delle quali offre "strade per la terapia della foresta" con ampi sentieri di accesso adatti a passeggiate tranquille, alcune anche accessibili a sedie a rotelle.

In Italia, troviamo diverse mete attrezzate per i bagni di foresta, primi fra tutti il Trentino Alto Adige. Infatti, sull'altopiano del Renon e a Fai della Paganella, troviamo guide naturalistiche specializzate in "escursioni balance" e un "Parco del Respiro". Proprio questa regione, negli ultimi hanno ha puntato molto sulle esperienze full immersion nella natura, incluso il forest bathing.

Ma non solo, anche in Piemonte all'interno dell'Oasi Zegna, troviamo tre sentieri dedicati proprio al bagno nella foresta, percorsi unici nel loro genere in tutta Europa.


Focus on: ferro Nambu

Se pensiamo ad un tipico arredamento giapponese, ci vengono subito in mente una teiera in ferro, noto anche come Nambu.

Il ferro Nambu e la sua storia

Autore: Erika | Fonte: Tokyo Weekender

Nambu Tekki, ovvero il ferro Nambu è un metodo di lavorazione del ferro tipico della città di Morioka nella prefettura di Iwate. Creata nel mezzo del periodo Edo, questa lavorazione artigianale prende il nome di Nambu dall’omonimo dominio feudale. Le tecniche moderne utilizzano anche il metallo fuso prodotto vicino a Morioka, in Sendai o nell’attuale città di Oshu.

Nambu

Resistenti alla ruggine, durature e ben isolate, questi oggetti forniscono una circolazione uniforme del calore. Infatti, l’esterno dei bollitori ha una trama irregolare chiamata arare o grandine. Questa viene utilizzata spesso nelle stoviglie di ferro Nambu e i bollitori ne sono il prodotto rappresentativo. Tuttavia, i vari modelli cambiano da artigiano ad artigiano poiché ogni artista è libero di creare il suo modello a piacimento.

La Storia del Ferro Nambu

I prodotti in ferro Nambu affondano la loro storia sulla produzione di stoviglie per la cerimonia del Tè durante l’omonimo dominio a metà del XVII secolo. Grazie all’abbondanza di risorse di ferro, Morioka è stata un’area perfetta per l’industria della fonderia.
Infatti, nel 1659, un signore feudale che voleva promuovere la cerimonia del tè, ordinò a Nizaemon Koizumi di trasferirsi a Kyoto. Proprio qui, nell’area intorno al castello a Nambu, iniziò la produzione dei bollitori.

La Famiglia Koizumi

Artigiani per eccellenza durante il dominio Nambu, questa famiglia lanciò per la prima volta le pentole utilizzate per la cerimonia del tè. La tecnica di colata del tè e il controllo furono tramandate infatti di padre in figlio. Non solo prodotti tradizionali, ma questa famiglia fu anche fulcro di innovazioni per l’epoca. Infatti, il famoso Bollitore di ferro Nambu fu inventato dalla terza generazione della famiglia Koizumi. Lo stesso imperatore Taisho che regnò dal 1912 al 1926, visitò la regione di Tohoku proprio per questa famiglia. Infatti, nel 1908, in occasione della visita, l’ottava generazione dei Koizumi mostrò all’imperatore il processo di produzione di questi utensili in ferro. Questo evento fu talmente famoso che tutti i giornali nazionali dell’epoca ne parlarono. Infatti, ancora oggi tutti i pezzi prodotti nelle zone di Morioka e Mizusawa ad Iwate, sono chiamati “Prodotti Nambu”.

Nambu Ironware

Più che solo per il tè

Nonostante i prodotti legati alla cerimonia del tè siano quelli più famosi tra le produzioni di ferro Nambu, ci sono tanti altri articoli legati alla casa che si possono acquistare. Infatti, i cuochi della cucina occidentale sanno bene che uno dei migliori investimenti che si possono fare è una padella in ghisa.
Tuttavia, altri oggetti in ferro Nambu che si vale la pena di acquistare sono il furin (lo scacciapensieri giapponese), porta incenso, piccole decorazioni ma anche portabacchette.

Nambu

Avete mai acquistato qualcuno di questi prodotti o vi piacerebbe prenderne qualcuno? Fatecelo sapere nei commenti o sulla nostra pagina Facebook!


Photo Gallery: Kyoto senza turisti

La pandemia sta lentamente passando e l'industria del turismo in Giappone, come anche in Italia, ha subito un duro colpo. Riprendere a viaggiare non ci è ancora interamente concesso, tuttavia è in questi momenti che bisogna trovare il bello delle cose. Ci riferiamo anche alla possibilità di riuscire a scoprire paesaggi e angoli di città che prima non riuscivamo a vedere, spesso anche a causa dei turisti. In quanto meta estremamente desiderata dai turisti, Kyoto ha sviluppato un rapporto amore-odio con i visitatori. Con un numero di 8,31 milioni di turisti da oltreoceano, l'antica capitale è decisamente una delle città più popolari in Giappone. 

Kyoto senza turisti, un salto nel passato

Autore: Erika | Fonte: The Japan times

Tuttavia, il turismo è sempre un'arma un po' a doppio taglio. Se da un lato pota molti introiti ai paesi visitati, dall'altro porta anche le città ad essere sovraffollate. In luoghi turistici come Kyoto, è veramente raro poter godere dei paesaggi senza visitatori. Ciò nonostante, a causa di COVID-19 e la chiusura delle frontiere mondiali, il numero di visitatori è drasticamente calato, lasciando molti di questi luoghi indisturbati. Attraverso queste foto, scattate dagli inviati di The Japan times a fine aprile, possiamo vedere una città deserta e ammirare i suoi monumenti in tutto il loro splendore.

Kinkakuji

Uno dei siti più famosi e meta di tanti turisti è sicuramente il Kinkakuji, noto anche come Tempio del Padiglione d'Oro. Dichiarato patrimonio dell'UNESCO nel 1994, questo landmark conta più di 5 milioni di visitatori all'anno. L'attuale padiglione risale al 1955 dopo che l'originale fu bruciato da un monaco novizio. Tuttavia il complesso risale al XIV secolo. - Foto di Oscar Boyd

Kyoto

Fushimi Inari, una meta che ogni anno attira circa 2,7 milioni di visitatori, landmark noto per i suoi senbon torii (1000 torii, anche se in realtà sono 10 mila in totale), risultava così. Chi ci è stato lo sa, per poter scattare una foto simile in condizioni normali bisogna recarsi sul posto la mattina prestissimo e attendere diversi minuti per poter avere la perfetta inquadratura del tunnel vuoto. Il fotografo Gabriele Bortolotti ha scattato questa immagine a mezzogiorno, in un santuario deserto a fine aprile.

Il mercato di Nishiki, conosciuto anche come "Kyoto's Kitchen" si estende per circa 1,5km fra i quartieri di Teramachi e Shinmachi a Kyoto. Fra negozi di souvenir sempre più diffusi, negozi di coltelli, le sedi dei fornitori di cibi tradizionali giapponesi e tutto ciò che riguarda la cucina, Oscar Boyd ha scattato questa foto.

Kyoto

Passiamo alla tradizione architettonica in legno di Higashimaya. Questa zona è popolarissima tra le persone che cercano un Giappone tradizionale, senza cemento, vetro e neon. Così risultava a fine aprile 2020 agli occhi di Oscar Boyd.

Kyoto

Ginkakuji, il Padiglione d'Argento, costruito nel XV secolo seguendo lo stile del Padiglione d'oro in origine non era ricoperto dal prezioso materiale. Il complesso è poi diventato famoso per il suo ampio giardino giapponese che attira circa 5 milioni di visitatori ogni anno. - Foto di Gabriele Bortolotti

Kyoto

Così era la Pagoda Yasaka, uno dei punti di riferimento della zona superiore del distretto di Higashimaya, ultima struttura permanente del Tempio Hokanji del VI secolo. - Foto di Oscar Boyd

Kyoto

Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, il tempio Kiyamizudera sul fianco del monte Otowa, nella parte orientale del distretto di Higashimaya è uno dei landmark immancabili per chi visita Kyoto. Fondato nel 780 e ricostruito dopo un incendio nel XV secolo, i lavori della Okunoin Hall sono terminati a marzo. Il tempio attira circa 5 milioni di turisti ogni anno eppure in questo strambo 2020 era completamente vuoto. - Foto di Oscar Boyd


Shikadamari, il raduno dei cervi di Nara

Una delle città più caratteristiche del Giappone è Nara assieme ai suoi cervi e ogni anno è proprio qui che avviene lo Shikadamari. Ma cos'è esattamente questo strano e unico fenomeno? Cosa spinge centinaia di cervi a radunarsi per un'ora in questo posto al parco di Nara tutte le sere in estate?

Shikadamari, il fenomeno del raduno dei cervi di Nara

Autore: Erika | Fonte: Soranews24.com

Se siete mai stati nella città di Nara, vicino alla prefettura di Kyoto, probabilmente una delle mete che sicuramente avrete visto è il parco di Nara e la sua numerosa popolazione di cervi. La particolarità di questi cervi è che girano indisturbati per la città, ma non solo chiedono anche tanti biscotti! Proprio per questo motivo, potrebbe anche esservi capitato di dover scappare da uno di loro, mentre questi cervi curiosi ficcavano il loro naso nelle vostre borse.

Shikadamari Nara

Tuttavia, se siete capitati in questa città nei periodo estivi, alla sera troverete queste simpatiche creature molto meno rumorose. Infatti dopo il tramonto accade un fenomeno molto particolare chiamato "shikadamari". Questo termine giapponese si traduce con "punto di raccolta dei cervi" ed è un termine non ufficiale coniato apposta per questo appuntamento faunistico.

Infatti, dopo il tramonto nelle sere d'estate, verso le 18:30 circa, i cervi si radunano nei pressi del Parco di Nara per fermarsi in questo luogo particolare di fronte al Museo Nazionale di Nara, proprio all'interno del parco.
 Effettivamente, non è insolito trovare dei cervi che si rilassano all'interno del parco, ma è raro vedere una grossa quantità di questi animali radunato tutti nello stesso punto. La cosa più sconcertante, è che si radunano tutti nello stesso luogo, allo stesso orario e per la stessa quantità di tempo. Dalle 18:30 alle 19:00 infatti, è possibile vedere i cervi seduti in silenzio e, dopo le 19, questi si rialzano in piedi e ritornano nelle diverse zone del parco.

Shikadamari Nara

Secondo un indagine della Nara Deer Preservation Foundation, il Parco ospita circa 1388 cervi, e a questo raduno partecipano quasi metà della popolazione faunistica. Cosa potrebbe indicare?

Una delle spiegazioni plausibili per questo fenomeno è che i cervi si radunino in questo particolare posto per rinfrescarsi. Dopotutto, con le temperature cocenti dell'estate giapponese in questo luogo troviamo invece una boccata di aria fresca.
 Nonostante tutto, proprio questo pezzo di terra davanti al museo è una delle parti più soleggiate di tutto il parco durante la giornata. In teoria quindi, la terra viene molto surriscaldata, ma forse è proprio questo mix di terra calda e aria fresca che attira i cervi per lo shikadamari.

Shikadamari

La Nara Deer Preservation Foundation dice:

"Ci risulta che i cervi si radunano davanti al Museo Nazionale del Nara, ma non è stata condotta alcuna indagine sul numero di cervi che vi si radunano. Non sappiamo nemmeno il motivo per cui si riuniscono lì. Ci dispiace di non poter essere di alcun aiuto".

Shikadamari Shikadamari

Con questa risposta quindi, il fenomeno Shikadamari rimane a tutti gli effetti uno dei misteri del Giappone. E voi avete qualche idea particolare sul perchè i cervi si radunino tutte le sere in estate proprio in questo punto del parco? Fatecelo sapere sulla nostra pagina Facebook o nei commenti qui sotto!


Il legno e l'architettura giapponese

Se siete mai stati in Giappone o se anche solo avete visto delle foto, avrete notato che l'architettura giapponese è caratterizzata dall'utilizzo del legno come materiale primario. Oggi vediamo come questo materiale tradizionale sia diventato un emblema della giapponesità nell'architettura.

Il legno, muffa e incendi nell'architettura giapponese

Autore: Erika | Fonte: Nippon.com

L'ambiente umido del Giappone ha reso possibile lo sviluppo di uno stile architettonico principalmente focalizzato sull'utilizzo del legno. Infatti, in estate il livelli di umidità raggiungono picchi che difficilmente qui in Europa riusciamo a concepire. Tuttavia, se siete stati in Giappone durante i mesi di giugno e luglio, avrete constatato che si suda anche stando fermi. Proprio per questo motivo, nella storia di questo paese, si sono sviluppate tecniche e materiali che aiutassero a compensare questo problema. Infatti i pavimenti rialzati e gli spazi aperti tipici delle case tradizionali hanno garantito una ventilazione adeguata per combattere l'accumulo di muffe tossiche. Inoltre, la costruzione in legno a montanti e travi non solo aiuta contro l'umidità, ma diventa utile anche nella progettazione per la resistenza ai tifoni e terremoti.

architettura giapponese architettura giapponese

Nonostante gli incendi siano stati frequenti nella storia del Giappone, storicamente i giapponese hanno costruito quasi esclusivamente con il legno. Certamente il fuoco era un problema persistente e questo infatti si riflette sulla severità delle attuali leggi anti incendio. Tuttavia, a giudicare dalla storia, sembra che la maggior causa di problem era dettata dalle catastrofi naturali che hanno portato l'architettura giapponese ad avere le forme che conosciamo tutti.

La presenza costante della muffa nell'architettura giapponese

In realtà, la muffa è un problema costante non solo per il Giappone ma un po' per tutto il mondo. Infatti, oggi siamo riusciti a creare una soluzione applicando tecniche architettoniche moderne.
Gran parte del Giappone ha condizioni ideali a causa dei vari tipi di funghi presenti nel paese. Inoltre, raramente le temperature scendono sotto lo zero e l'umidità può durare anche oltre il 70% per lunghi periodi di tempo. Queste sono tutte condizioni ideali per il formarsi della muffa, ma la tradizionale costruzione in legno alleviava questo problema. Infatti, con queste tecniche di costruzione, l'edifico veniva sollevato dal livello del suolo lasciando i muri aperti in modo che l'aria potesse fluire liberamente negli spazi. Proprio per questo problema, gli edifici più vecchi contengono pochissimi mobili ed attrezzature. I templi, i santuari, palazzi e case tradizionali rientrano in questa categoria.

Il Giappone e la tradizione

Come tutti ben sappiamo, il Giappone è un paese molto tradizionalista e anche l'architettura giapponese non è da meno. Tuttavia c'è una forte preferenza per il nuovo, infatti le grandi imprese non nascondono di progettare le case per far sì che durino circa 30 anni, dopo di ciò la casa dovrebbe essere demolita e ricostruita. Questo è quasi inconcepibile dal punto di vista occidentale, ma la ricostruzione è un mezzo perfetto per eliminare completamente muffe, infestazioni e altri problemi.

La cultura della ricostruzione ha infatti radici antiche in Giappone poiché fino al VIII secolo d.c. la morte di un imperatore era causa di spostamento del palazzo reale e della capitale. Inoltre, esisteva un detto nel periodo Edo che recitava "il fuoco è uno dei due fiori di Edo, poiché la città sbocciava spesso". Che la causa fossero gli incendi o i cambi repentini, questi motivi hanno abbassato significativamente la vita media degli edifici. Tuttavia, spostare una casa significata gettare tutto tranne la struttura in legno, l'intelaiatura veniva infatti smontata e rimontata con un tetto fresco e pareti di tamponamento. Infatti, questo non solo permetteva di risolvere i problema di muffe o altro ma anche di preservare le parti più durevoli di una casa. Proprio per questo motivo, oggi troviamo travi e colonne estremamente antiche e riciclate in molte case coloniche.

Legno VS Metallo

Durante lo shogunato dei Tokugawa, le decisioni politiche hanno limitato l'uso di dispositivi di fissaggio in metallo e anche questo è stato un fattore importante che ha favorito lo sviluppo della falegnameria nell'architettura giapponese. Infatti, nonostante l'acciaio fosse già largamente diffuso, i fissaggi metallici non avevano paragone con la longevità delle giunzioni in legno. Infatti, nel legno non perfettamente stagionati, questi fissaggi erano fortemente soggetti al ritiro stagionale e all'espansione del materiale circostante. Inoltre, se esposti all'aria, sono soggetti a rapida ossidazione a causa del clima umido del Giappone.

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Al contrario, un giunto tutto in legno diventa sempre più forte con il passare del tempo. Infatti, i calcoli dimostrano che questi ultimi possono essere più solidi strutturalmente anche nei secoli successivi alla costruzione. Il legno guadagna in resistenza per 200-300 anni dopo essere stato tagliato, ma diminuisce gradualmente dopo questo traguardo. Proprio per questo motivo, i pesanti tetti dell'architettura giapponese tradizionale sono impossibili da costruire senza una elaborata struttura in legno.

Per resistere alle intemperie e i tifoni, questi tetti dovrebbero essere sostenuti da grossi muri di pietra, tuttavia in un paese dove i terremoti sono così comuni e i tifoni così devastanti, diventa troppo poco pratico. Inoltre, durate la stagione delle piogge, la condensa occuperebbe e rovinerebbe tutte le pareti in muratura. Nella tradizionale architettura giapponese, tutta la struttura portante in legno è aperta all'ispezione visiva, questo significa che qualsiasi infiltrazione d'acqua veniva facilmente identificata e gestita velocemente.

L'architettura giapponese e le case antisismiche

Come ben sappiamo, il Giappone è frequentemente colpito da terremoti che ai nostri occhi sembrano non creare troppi danni. Questo non perchè i terremoti siano meno violenti, ma è grazie alle tecniche antisismiche dell'architettura giapponese. Infatti, la resistenza ai terremoti è la terza ragione per cui nell'architettura giapponese utilizza primariamente il legno nelle sue costruzioni.

Nella cultura occidentale, le case sono solidamente legate alle fondamenta e questo le fa diventare una solida scatola resistente ai terremoti, con pareti abbastanza robuste da resistere alle scosse laterali. Di conseguenza, l'edifico si muoverà con il terreno, facendo però sentire agli occupanti tutta la forza del terremoto. Nella cultura giapponese invece, la costruzione tramite le giunzioni in legno fa si che il tutto diventi più flessibile. In questo modo, l'energia laterale di un terremoto viene assorbita dalle flessioni delle giunzioni stesse permettendo all'edifico con tetto pesante di rimanere in piedi anche duranti le forti scosse. Per farvi capire meglio, molti antichi edifici sono costruiti in modo simile ad una sedia di legno, con pilastri di sostegno senza pareti collegati sia in alto, dove appoggia il tetto, che in basso. Questo permette di sostenere il peso in modo sicuro e dinamico.

Proprio grazie all'utilizzo di questa tecnica, gran parte degli edifici tradizionali non si basano su fondamenta o seminterrati. Tuttavia, ci si potrebbe aspettare che durante un terremoto la struttura salti a partire dalle pietre di base, che le pareti in muratura si rompano e che le travi si pieghino o spezzino. Ma un edifico in legno ben costruito rimane in piedi, infatti anche nell'edilizia contemporanea l'isolamento di base sta diventando uno standard per la progettazione sismica anche se illegale in Giappone.

Tante foreste equivale a tanto legno

Ecco l'ultima motivazione per cui troviamo questa preferenza verso il legno nell'architettura giapponese. Infatti la pronta disponibilità di legname né favorì l'utilizzo nell'edilizia tradizionale, cipresso e pino per esempio sono pronti per la raccolta e l'uso solo dopo 40-60 anni di crescita. I falegnami giapponesi sono infatti diventati esperti nello sfruttare al massimo le tecniche di costruzione in legno da molte generazioni. Questo non solo ha permesso di specializzarsi nell'utilizzo di questo materiale ma ci ha anche lasciato una ricca eredità di costruzioni che non sono solo patrimonio culturale, ma insegnano anche a noi occidentali a poter diventare più sostenibili e sicuri senza rinunciare alla modernità.