Continuiamo con la nostra rubrica Business Focus e oggi trattiamo di Native Advertising. Ne avete mai sentito parlare?

Native Advertising: cos’è e la sua importanza, anche in Giappone

Autore: Erika 

In un momento come questo dove tutta l’economia è quasi interamente bloccata, la mossa più intelligente è quella di investire in pubblicità e marketing. Ma lo sappiamo, in questo campo si ricevono un mare di informazioni e di possibilità. Tuttavia, recentemente molte aziende ci stanno chiedendo “Ma che cos’è il Native Advertising?”, andiamo a scoprirlo insieme.

Prima di andare a parlare di Native advertising, dobbiamo fare una piccola panoramica nel mondo dell’advertising online.

Le difficoltà dell’advertising online

Ormai siamo tutti fortemente bombardati da tantissime informazioni che il mercato pubblicitario è spesso saturo. Come fare quindi per trovare e raggiungere la propria nicchia di pubblico?

Il livello di attenzione degli utenti online è in calo costante da tempo, infatti oggi l’utente medio ha uno span di attenzione pari a 8 secondo circa. Basti solo pensare che un pesce rosso si aggira sui 9 secondi di attenzione circa, questo ci fa capire quanto sia difficile e al contempo importante colpire l’utente nei primi secondi di visualizzazione.

Se ci spostiamo poi ad analizzare la visibilità e i famosi CTR, vediamo che la maggior parte dei banner pubblicitari oggi non sono più nemmeno visualizzati o, addirittura, il clic su di essi è accidentale. Inoltre, gli utenti sono anche stufi del numero esorbitante di pubblicità, molto spesso indesiderata. E’ proprio qui che i vari AdBlock rendono il raggiungimento del nostro target ancora più difficile.

In sostanza, nessuno guarda più i banner pubblicitari sui vari siti. E’ proprio qui che entra in gioco il content marketing.

Native Advertising

Il content Marketing

Ormai, chi più chi meno, tutti abbiamo sentito parlare di content marketing anche perché la maggior parte della pubblicità online oggi avviene tramite questa forma. Molte aziende, specialmente quelle che si affacciano ad un pubblico internazionale, hanno capito che i contenuti e gli influencer rappresentano un ottimo (se non il migliore) strumento di marketing.

Infatti, i branded content ormai impazzano sui vari social media e sono diventati una forma di pubblicità molto più efficace rispetto alle tradizionali campagne promozionali.
In pochi dati, questi contenuti hanno un tasso di fiducia dell’utente 7 volte superiore rispetto alle pubblicità display tradizionali. Sono permanenti e possono catturare visibilità e traffico anche a lunga durata. Inoltre, se ci aggiungiamo un’operazione di SEO fatta in modo corretto, questi contenuti hanno un ROI a medio-lungo termine maggiore.
Se poi consideriamo che oltre il 51% del tempo speso dagli utenti sui mezzi digitali è passato su una piattaforma mobile, capiamo quanto sia fondamentale avere un formato che funzioni su questi device.

Il mobile e la pubblicità

In pochissimo tempo, siamo passati da una visuale 16:9 orizzontale ad una in 16:9 verticale. Merito di Stories, Reel e soprattutto di smartphones, questo formato ormai è uno dei più richiesti in tutte le campagne pubblicitarie digital. Infatti, gli schermi dei nostri telefoni sono già a dimensione ristretta rispetto ad un computer, quindi perchè sprecare prezioso spazio visivo con annunci display, overlay e pop up totalmente intrusivi?

E’ proprio su questi device che la pubblicità dovrebbe essere pensata per ottimizzare lo spazio dello schermo e, di conseguenza, il flusso di navigazione (lo scroll continuo per intenderci). Quindi come facciamo? Ma con il Native Advertising naturalmente!

Native Advertising

Cos’è il Native Advertising

Ed eccoci arrivati al clou del nostro articolo. In sostanza il Native Advertising sono annunci pubblicitari che si adattano al contesto in cui sono inseriti. Per esempio, ereditano la funzione della piattaforma in cui vivono (ad esempio i like di Facebook). Inoltre, non interrompono la navigazione dell’utente e sono rilevanti per chi li visiona. Queste sono caratteristiche portano ad sviluppare un maggiore engagement verso questo tipo di pubblicità.

In sostanza, niente di nuovo direte. Da anni noi stiamo già sviluppando campagne native come i post sponsorizzati sui vari social media, articoli sponsorizzati, widget e quant’altro. Tuttavia, esistono diverse forme riconosciute per il Native Advertising:

  • In-Feed: annunci a pagamento inseriti in un sito editoriale.
  • Paid Search: annunci a pagamento inseriti nella pagina dei risultati di un motore di ricerca.
  • Recommendation widget: annunci a pagamento che promuovono contenuti correlati ad un articolo.
  • Promoted listings: annunci a pagamento inseriti nel listing di prodotti di un e-commerce.
  • In-Ad: contenuti inseriti all’interno di un formato pubblicitario standard.
  • Custom: iniziative speciali su misura condotte da un brand in collaborazione con un editore, ovvero gli articoli sponsorizzati.

Trattandosi di una forma di advertising meno palese di altre, è però importante sottolineare quando un contenuto sia stato sponsorizzato o meno. La trasparenza deve essere sempre garantita.

Creare contenuti che il pubblico ama

Ci è capitato spesso di dover creare contenuti per una strategia di Native Advertising, da brand che vendono prodotti di lifestyle giapponese a prodotti per bambini. Tuttavia, lo scopo principale non è di vendere, ma di costruire il pubblico per il cliente.

Per fare questo, è importante seguire diverse regole perché il “post sponsorizzato” non potrà differenziarsi troppo dal resto dei contenuti che solitamente la piattaforma scelta propone. La lunghezza, il tone of voice, il linguaggio, il font, deve tutto essere in linea con gli altri contenuti. Tuttavia, è fondamentale creare un titolo che sia cliccabile e che catturi l’attenzione del visitatore.

Molto importante diventa saper catturare l’utente non con numeri e domande, ma con una narrativa che lo affascini. Ormai anche il meno scaltro degli utenti internet riesce a capire quando qualcuno sta cercando di vendergli un prodotto. A causa di questo, è importante differenziare il nostro “post sponsorizzato” raccontando esperienze personali e creando empatia per esempio.

Il pubblico va coinvolto ma soprattutto intrattenuto. Far ridere una persona è una delle cose più difficili da fare, tuttavia quando ci riesci, hai catturato la sua attenzione per sempre. E così il cliente è fidelizzato.
Siate empatici ma obiettivi, provate ad aiutare il pubblico in qualche modo e condividete la vostra esperienza. Il prodotto non deve necessariamente essere menzionato ripetutamente, una volta è abbastanza, anche perché con il contrario si potrebbe rischiare di sfociare in quella che in gergo si chiama “marchetta” e quindi ottenere l’effetto opposto desiderato dal Native Advertising.

Native Advertising

Il Native Advertising in Giappone

Ed eccoci giunti al Giappone. Nonostante sia una nazione estremamente focalizzata sui media tradizionali e le pubblicità su di essi, recentemente le cose stanno cambiando. Complice anche la recente pandemia, il mercato dell’advertising ha visto una significativa impennata nel digital. Infatti, nel 2021 gli inserzionisti giapponesi hanno speso quasi 15 miliardi di dollari sul digitale. Con l’aumento dei media digitali in Giappone, le aziende non possono più ignorare l’importanza di integrare una strategia digitale nel marketing complessivo.

Tuttavia, fondamentalmente il popolo giapponese rimane un popolo molto tradizionalista, molto legato alla storia e alle esperienze pregresse. Quello giapponese è un popolo estremamente legato alla fiducia, quindi la pubblicità digitale dipende ancora dall’avere una buona reputazione online. Quindi, le operazioni di SEO e social media diventano fondamentali per avere risultati migliori nel mercato giapponese.

Uno dei punti chiave per il successo di una campagna in Giappone è l’uso di una corretta localizzazione. Non lo diremo mai abbastanza, ma i giapponesi sono estremamente meticolosi quando si tratta di scegliere il prodotto giusto prima di fare un acquisto. Usare la loro lingua e i loro visual diventa veramente importante. Scrivere contenuti corretti e in linea con il proprio target è una delle basi per costruire una buona campagna. L’attenzione ai dettagli e l’alta qualità dei prodotti è la chiave per conquistare i clienti giapponese.

In conclusione

Le pubblicità native dovrebbero somigliare a qualsiasi altro articolo sulla piattaforma scelta, sia come stile che per funzione. Siate intraprendenti, veritieri e soprattutto ricordatevi di intrattenere il vostro pubblico.