Japanese Folklore: The Ring

Ringu: La cassetta maledetta

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The Ring è il fortunato horror statunitense con protagonista Naomi Watson che nel 2002 infestò i cinema di tutto il mondo. Incassando più di 250 milioni di dollari al botteghino ha ridato vita ad un genere ormai stantio con nuovi spunti per procurare brividi agli spettatori più temerari. Ha avuto anche un sequel, The Ring 2, uscito nel 2005, ed è da poco arrivato sugli schermi The Ring 3 a distanza di quindici anni dalla pellicola originale.

Samara Morgan è una bambina dai lunghi capelli corvini e la pelle nivea, e dalla descrizione potrebbe sembrare una candida Biancaneve. Ma la realtà è ben diversa. Con la sua frase celebre “Tra sette giorni morirai” è un fantasma che conduce alla morte, grazie ad un cerchio senza fine, chiunque veda la sua casetta maledetta.

Samara oggigiorno è tra i “cattivi” per antonomasia del genere Horror americano (come Jason di Venerdì 13, o Freddy Krueger di Nightmare con la sua natura soprannaturale e demoniaca). E diciamolo, è anche una delle possibili maschere di Halloween.

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Ma la sua nascita non è americana bensì giapponese, nata dalla penna dello scrittore Koji Suzuki autore dell’omonimo romanzo Ring ( リング Ringu). Suzuki è autore anche di Spiral, uno dei sequel di The Ring, e di Dark Water che si guadagnò un film di cui in America venne prodotto il remake. La protagonista è qui Jennifer Connelly, e anche questo è un Horror di indubbio terrore che però non ha eguagliato la fama di The Ring.

Il remake Americano di The Ring non è molto diverso dal soggetto originale(almeno per i primi film è così). La protagonista è in entrambi una giornalista che ricerca il mistero delle inspiegabili morti dovute alla visione della cassetta maledetta. Purtroppo la donna finirà per portare con sé in questa spirale la propria famiglia in una corsa disperata per salvarsi. Ma il fantasma non è più una inquietante bambina ma una giovane donna.

Sadako 貞子

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Sadako è il fantasma di una diciannovenne con lunghi capelli corvini che le coprono completamente il volto e che uscendo dal televisore porta il malcapitato ad una violenta morte.

Questo fantasma è in realtà una creatura molto complessa, come tutti i fantasmi Giapponesi, la cui crudeltà non è dettata altro che dalla vendetta. E purtroppo, quando la missione di vendicarsi di chi gli ha fatto male nella loro vita umana si conclude, l’odio ormai ha preso il sopravvento. Ogni possibile redenzione è perduta.

Sadako Yamamura era il suo nome umano e in tutti i film abbiamo una visione della sua storia e sappiamo qualcosa del suo personaggio. Ma è nel prequel della prima saga, The Ringu 0: Birthday, che abbiamo una visione completa della sua vita terrena.

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Prima di diventare il fantasma senza pace che caratterizza tutto il racconto Sadako nasce da un rapporto proibito. Di padre ignoto, si vocifera fosse un demone, sua madre era una sacerdotessa devota alle arti nere. Sin dall’infanzia viene perseguitata dalle voci secondo cui la vicinanza con lei porti sciagura e morte perché dotata di enormi ma oscuri poteri. Potrebbe avere un lieve spiraglio di luce in una vita tormentata quando ormai adolescente si trasferisce a Tokyo con il professor Ikuma. Ex amante della madre, il professore tratterà la giovane come una figlia che arrivata all’età adulta si iscrive in una compagnia teatrale. Qui, una serie di tragici avvenimenti la porterà a diventare attrice protagonista, ma con questo anche all’ascesa della parte maligna dentro di lei.

Si scoprirà infatti che in lei vivono due entità, la sua parte umana e buona, e la parte demoniaca dall’aspetto di una bambina. E saranno le vessazioni e la morte della sua parte buona, uccisa dai suoi colleghi, che faranno prevalere il lato demoniaco, e scateneranno la serie di fatali avvenimenti conseguenti.

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Ikuma cercherà di uccidere anche la Sadako malvagia buttandola in un pozzo e sigillandolo, ma l’entità sopravvive alla caduta pur restando imprigionata. Qui il demone diventa sempre più forte concretizzando alla fine il suo odio nella videocassetta maledetta che in sette giorni conduce alla morte chiunque la guardi.

Ma ciò nonostante non si può non nutrire compassione per lei, essere travagliato. Nell’ultimo attimo di umana lucidità, prima che la sua parte demoniaca prenda il sopravvento, ricorda Toyama l’unico ragazzo che abbia mai amato.

I film hanno una sostanziale differenza rispetto al libro di Koji Suzuki per quanto riguarda la storia del personaggio. La giovane ha infatti una vita ben più travagliata e molto più complessa, che si conclude con un destino fatale.

Banchō Sarayashiki 番町皿屋敷

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Il personaggio creato da Koji Suzuki, come molti altri del cinema horror giapponese moderno, prende spunto da una antica leggenda.

Parliamo della storia di Okiku e i nove piatti. Molto spesso anche il teatro Kabuki ne ha preso spunto per le sue rappresentazioni e ve ne sono diverse versioni.

In tutte la protagonista è Okiku, una bella e giovane serva che lavora per la famiglia di Aoyama Tessan un samurai innamorato di lei. Innumerevoli volte la ragazza rifiuta le avance del samurai che per farla cedere alla passione le fa credere di aver perso un piatto di finissima porcellana di un servizio da dieci. Okiku conta e riconta i piatti ma il decimo non salta fuori. La povera piange disperata perché sa che la pena che la attende è severa ma il samurai la rassicura dicendo che in cambio del suo amore non subirà punizioni. Okiku rifiuta è il samurai offuscato da un raptus di rabbia la spinge in un pozzo facendola morire. Okiku torna come fantasma per tormentare il suo assassino continuando senza sosta a contare fino a nove e poi iniziare a piangere. Solo un monaco esorcista riesce a liberare lo spirito durante la sua ennesima apparizione notturna. Dopo averla fatta contare fino a nove il monaco urla DIECI! cosi facendo libera Okiku ora pronta ad andare in paradiso.

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Ci sono, come già detto, diverse varianti di questa leggenda, tutte più o meno simili. In una la storia si svolge al castello Himeji e in alcune Okiku muore per un complotto di corte, in altre perché il suo amante, lo shogun, la uccide per aver rotto volontariamente il decimo piatto.

In ogni versione comunque si è mossi a compassione per questo personaggio, sicuramente oscuro ma allo stesso tempo infelice.